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Trasfigurazione

Musei Vaticani, Città del Vaticano

Raffaello Sanzio, uno dei massimi esponenti del Rinascimento, ha esplorato il tema della Trasfigurazione in una delle sue opere più celebri, "La Trasfigurazione" (1516–1520), un dipinto che è un punto culminante della sua produzione artistica e che riflette la profonda religiosità del periodo, oltre alla maestria tecnica del pittore.

Tema e significato: Il dipinto rappresenta uno degli episodi più importanti della vita di Gesù Cristo: la sua Trasfigurazione sul Monte Tabor, un momento in cui Gesù si rivela nella sua gloria divina ai suoi apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Durante la Trasfigurazione, il volto di Gesù splende come il sole e la sua figura si riveste di luce celeste, mentre Mosè ed Elia appaiono al suo fianco. È un episodio biblico che simboleggia il divino che si manifesta agli uomini e il passaggio dal mondo terreno a quello celeste.

Nel dipinto di Raffaello, questo momento di grande spiritualità è reso con un'abilità unica, combinando la luce divina con la tensione emotiva dei personaggi. La Trasfigurazione, in questo caso, non è solo un cambiamento fisico, ma anche un simbolo di elevazione spirituale e illuminazione. Gesù, rappresentato al centro della scena, si trasforma in una figura radiante, completamente diversa rispetto alla sua forma umana e terrena.

Composizione: Il dipinto si suddivide in due scene principali che si alternano visivamente:

La Trasfigurazione di Gesù: La parte superiore del dipinto mostra Gesù che si trasfigura in una luce divina, circondato da una nuvola che ne sottolinea la maestosità. In questa sezione, la figura di Cristo è quasi sovrumana, una sorta di pura manifestazione della divinità. La luce che emana dalla sua figura illumina l'intera scena, creando un contrasto con il buio circostante.

Il Miracolo dei Discepoli: Nella parte inferiore del dipinto, Raffaello rappresenta i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni che assistono stupefatti al miracolo. La scena terrena, che si sviluppa su un paesaggio roccioso e drammatico, mostra i discepoli che cercano di guarire un giovane posseduto da un demone, ma non riescono nell’impresa. Questo contrasto tra la luce divina e il buio della terra enfatizza l'idea della divinità che supera l'umanità e l'incapacità di comprendere appieno il mistero di Dio.

La scena superiore e quella inferiore sono unite dal paesaggio, che contribuisce a unificare il dipinto, ma anche a creare un contrasto simbolico tra la sfera celeste e quella terrena.

Tecnica e stile: Raffaello in questa opera utilizza una composizione equilibrata e un uso sapiente della luce, creando una scena piena di intensità e armonia. Le figure sono modellate con una delicatezza straordinaria, che rivela la sua padronanza della tecnica del chiaroscuro, un aspetto tipico della pittura rinascimentale. L’effetto di luce è fondamentale per la resa del divino, e Raffaello riesce a dare l'idea di una realtà superiore attraverso l'uso di colori brillanti, soprattutto nel trattamento della figura di Gesù.

La scena terrena, invece, è più movimentata e piena di emozione, con i discepoli che si contorcono nel tentativo di curare il giovane malato. Le figure sono più corporee e espressive, enfatizzando l'incapacità umana di raggiungere la perfezione spirituale senza l'intervento diretto di Dio.

Interpretazione simbolica: La Trasfigurazione in quest'opera non è solo un fenomeno fisico ma un potente simbolo della divinità di Cristo e della sua missione. Gesù non è più solo un uomo, ma si rivela come la luce divina che può illuminare l'umanità e trasformarla. Questo processo di "trasfigurazione" va oltre il semplice cambiamento fisico, ma rappresenta anche l'illuminazione dell'anima, l’accesso a una verità superiore che può essere colta solo attraverso una profonda fede. La discesa dei discepoli dal monte, e il contrasto tra il miracolo e il fallimento dei discepoli nel guarire il giovane, simboleggiano la difficoltà dell'uomo nel comprendere e ricevere la luce divina.

Il contesto storico e l'eredità
La "Trasfigurazione" di Raffaello fu commissionata per decorare l'altare della Chiesa di San Pietro in Montorio a Roma, e il dipinto rappresenta una delle opere finali della sua carriera. La sua realizzazione fu parzialmente interrotta dalla morte prematura di Raffaello nel 1520, a soli 37 anni. Nonostante la sua breve vita, la sua arte influenzò profondamente il Rinascimento e continuò a ispirare generazioni di artisti successivi.

Raffaello, con la sua tecnica impeccabile, riuscì a fondere la tradizione classica con l'innovazione del Rinascimento, creando opere che sono al contempo straordinariamente realiste e profondamente spirituali. La Trasfigurazione è quindi non solo un capolavoro di arte religiosa, ma anche una meditazione sulla natura divina e umana, una rappresentazione visiva di una delle trasformazioni più significative nella teologia cristiana.


In sintesi, la Trasfigurazione di Raffaello è un'opera che va ben oltre il semplice racconto biblico. È una riflessione sul tema della trasformazione spirituale, un'opera che cattura l'incontro tra il terreno e il divino, il visibile e l'invisibile. Attraverso la sua maestria pittorica, Raffaello non solo raffigura un momento sacro, ma crea un'esperienza visiva che invita lo spettatore a riflettere sulla propria relazione con il divino.



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